Sono ancora molti gli interrogativi ai quali bisogna trovare risposta per la tragedia familiare che si è consumata ieri tra Chieti e Francavilla a Mare (sulla costa adriatica), dove un uomo, Fausto Filippone, 44 anni, ha buttato giù dal ponte di un viadotto dell’autostrada adriatica A14, alto 40 metri, la figlia di 10 anni, Ludovica, e, dopo aver minacciato per alcune ore di farlo, si è gettato anche lui nel vuoto. La mattina a Chieti era precipitata dal balcone di casa (caduta accidentale, suicidio o femminicidio?) la sua compagna, Marina Angrilli, docente di lettere al liceo Leonardo da Vinci, madre della bambina.
Fausto Filippone, nelle ore in cui è rimasto sospeso al guard rail del ponte mentre le forze di polizia cercavano di dissuaderlo dal lasciarsi precipitare giù dopo avervi gettato la figlia, ripeteva “Scusa, scusa”,
rifiutando ogni aiuto dei soccorritori. E ha continuato ad urlare parole difficilmente comprensibili anche ai cronisti che seguivano il dramma dal fondo del burrone. Sul posto carabinieri, sanitari del 118 e Vigili del Fuoco non hanno potuto far nulla per impedire almeno il suicidio dell’uomo.
Poi si è saputo che la tragedia era da collegare (ma ancora non si è capito per quale ragione) alla morte della sua compagna avvenuta a Chieti.
Ora c’è sgomento, dolore e incredulità nella scuola primaria di via del Concilio a Pescara, dove andava la piccola Ludovica Filippone, la bambina di dieci anni, gettata ieri pomeriggio dal padre Fausto. Poca voglia di parlare nel plesso dove questa mattina i suoi compagni di classe non sono entrati a scuola.
Per tutta la settimana sono state sospese le attività ricreative. La bandiera della scuola è a lutto. “Ludovica – ricorda la dirigente scolastica Valeriana Lanaro – era una bimba splendida, brava e molto dolce. Aveva una predisposizione per le arti. Questo è un momento molto particolare con il pensiero fisso degli amichetti di Ludovica che non la vedranno più. Parliamo di un dramma nel dramma con delle emozioni molto forti. Non conoscevo personalmente i genitori della bambina perché sono dirigente della scuola dallo scorso settembre, ma ho saputo di una famiglia molto attenta. I genitori seguivano Ludovica”.
Un minuto di silenzio al Liceo Leonardo da Vinci in memoria di Marina Angrilli. “Gli alunni – riferisce all’ANSA il preside Giuliano Bocchia – sono turbati e sconvolti. Abbiamo fatto una riflessione pedagogica anche con il supporto di uno psicologo nelle tre classi dove insegnava la professoressa Angrilli, dai più piccoli ai più grandi, per aiutare ad elaborare il dolore e a capire la complessità della vita”.
La riflessione ha avuto come tema centrale quello di far riflettere sull’importanza dell’azione iniziata dall’insegnante e domani alunni e professori hanno deciso, riferisce ancora il preside, di confermare la visita al borgo marinaro di Pescara, un progetto di riscoperta delle tradizioni promosso proprio dalla professoressa Angrilli. “Un’insegnante che esigeva il massimo dagli alunni perché sapeva quanto valessero e voleva tirare fuori il meglio da loro. Allegra e gioviale – la ricorda il preside Bocchia – e, nell’ ultimo periodo, di buon umore. Nulla da lei traspariva o faceva presupporre quello che sarebbe potuto accadere. Voleva molto bene alla figlia e ne parlava spesso”.
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