Tre messaggi da questa tornata elettorale

meridiana1di Ennio Simeone/

Questa tornata elettorale (che per il  rinnovo di 7 consigli regionali e di oltre mille consigli comunali ha coinvolto 21 milioni di cittadini italiani) ci ha consegnato almeno tre messaggi.

Primo messaggio: la sfiducia verso i partiti politici ha raggiunto livelli mai conosciuti nel passato, come dimostra la scarsa affluenza alle urne.

Secondo messaggio: questa sfiducia assume proporzioni e velocità  vorticose soprattutto verso il PdR, il partito di Renzi, che crolla nel giro di appena 12 mesi dal superpropagandato 40,8% delle europee al 24% effettivo di questa consultazione. (Mai un leader politico aveva perduto tanto consenso in così breve tempo: lo stesso tempo che aveva impiegato a conquistarlo, sull’onda delle promesse di “rinnovamento”).

Terzo messaggio: le leggi elettorali fondate sul ballottaggio possono riservare amare sorprese a chi pensa di usarle per prendere rapidamente e facilmente il potere assoluto in nome della governabilità, perché è inevitabile che finiscano per allearsi e coalizzarsi coloro che si oppongono al detentore della maggioranza, soprattutto se esigua, e lo sconfiggano.

Sono tre messaggi riconducibili ad uno solo: basta con la damagogia, basta con l’esaltazione della velocità a scapito della serietà, basta con la cialtroneria. Insomma basta con capipopolo alla Renzi e alla sua corte di opportunisti (e di opinionisti a buon mercato) pronti a saltare sul carro del vincitore e a discenderne precipitosamente appena il percorso diventa accidentato.

Viva, allora, a capipopolo come Salvini o come Grillo? Può anche accadere. Ma per il breve spazio di una stagione o di una tornata elettorale. Poi anche a loro toccherà stessa sorte di Renzi e toccherà invece a uomini come quelli della prima repubblica riprendere in mano le sorti  dell’Italia, come seppero fare coloro che la risollevarono dalle rovine della guerra, in nome di ideologie anche aspramente contrapposte, ma con un denominatore comune: la serietà, la competenza e la ponderazione nell’affrontare i problemi del paese. Il che significa chiedersi – come facevano i vecchi contadini sardi (lo ricorda Enrico Letta nel suo libro) – non in quanto tempo è stato costruito quel muro, ma quanto tempo durerà quel muro.

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