di GIOVANNI PEREZ – In questi ultimi giorni, come del resto avviene da tempo, quotidiani e televisioni riportano ampi servizi sulle Ong e sui salvataggi, più o meno pilotati, di migranti in balia delle onde nel Mediterraneo, ma solo il “Corriere della Sera” (a quello che mi risulta) ha dedicato un adeguato servizio alla liberazione di 82 ragazze rimaste prigioniere dei terroristi di Boko Haram in Nigeria per più di mille giorni. Del blitz di quel gruppo di criminali, che si dicono seguaci del fantomatico Califfato, a suo tempo se ne era parlato molto perché in occasione di quell’incursione avevano rapito più di 200 studentesse, mentre i soldati del governo nigeriano erano vilmente fuggiti senza combattere. Poi era calato il silenzio. Delle ragazze si era solo saputo che, trascinate nella foresta, volenti o nolenti molte erano diventate le schiave dei terroristi, altre erano state vendute per 10 dollari, qualcuna che aveva opposto resistenza era stata uccisa, qualche altra era riuscita a fuggire.
Ora, come dicevamo, per 82 è arrivata la libertà in cambio della liberazione di guerriglieri che erano stati catturati dalle forze armate un po’ meno paurose.
A salutarle al loro arrivo c’era anche la presidente della Camera italiana, Laura Boldrini, ma la cui presenza in Nigeria è passata quasi nel silenzio dei mass media, impegnati ad esaltare i discorsi del nuovo vecchio leader del Pd , Matteo Renzi.
Ma parlare di libertà per le 82 ragazze potrebbe essere un eufemismo: nessuno le vuole più, neppure i genitori, quasi fosse stata una loro colpa cadere schiave dei terroristi. Fatto salvo l’ovvio interesse per i profughi che fuggono dalle guerre, credo che sarebbe giusto prestare attenzione e aiuto anche a queste disgraziate.
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