Dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del ‘sultano’ Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta nel parlamento turco, inciampando sulla ‘scommessa folle’ dell’ ‘Obama curdo’ Selahattin Demirtas (foto), che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, conquistando 78 deputati. Il trionfo del ‘Podemos curdo’ – nella capitale del Kurdistan curdo Diyarbakir a migliaia sono scesi in piazza nella notte a cantare e ballare – è uno schiaffo per l’uomo che dal 2002 domina incontrastato il Paese. Nonostante la costituzione gli imponga di essere super-partes, ha fatto una campagna martellante per l’Akp, chiedendo in mille comizi 330 seggi per proclamarsi ‘superpresidente’ con pieni poteri. Dopo lo spoglio del 99,89% delle schede, con risultati quindi praticamente definitivi, il partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan si ferma a 258 seggi su 550.
“E’ l’ultima uscita prima della dittatura”, aveva avvertito prima del voto un’analista. Erdogan non solo ha perso la sua scommessa, ma il trionfo di Demirtas toglie la maggioranza e forse il governo al partito islamico. L’Akp, dopo lo spoglio del 96% delle schede, ha riferito Cnn Turk, resta il primo partito turco ma si ferma al 40,9% (contro il 50% alle politiche 2011) e a 259 deputati su 550, quindi sotto la maggioranza di 276 necessaria per formare un governo monocolore. Il primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu è al 25,2% (131 seggi), l’Mhp di Devlet Bahceli al 16,6% (82 seggi), l’Hdp al 12,4% (78 deputati). Insieme le opposizioni sono a 291 seggi. In teoria potrebbero formare una coalizione di governo. Sarebbe un ulteriore terremoto per il paese. Ma con ogni probabilità il ‘sultano’ farà di tutto per impedirlo. Erdogan infatti, come prevede la costituzione, sarà l’arbitro del dopo elezioni. Un arbitro che però ha giocato finora da protagonista tutta la partita con la squadra avversaria. Vari scenari ora sono possibili. Erdogan può cercare di promuovere un governo di minoranza dell’Akp guidato dal premier uscente Ahmet Davutoglu fino a elezioni anticipate. Può anche cercare di promuovere un’intesa con uno dei tre partiti di opposizione.
Il più probabile candidato sarebbe il Mhp. Ma prima del voto i tre partiti di opposizione hanno escluso ogni alleanza con l’Akp, dopo avere denunciato per anni le spinte dittatoriali e islamiche del ‘sultano’ e la corruzione emersa con la Tangentopoli del Bosforo, affossata dal potere. Chp, Mhp e Hdp potrebbero cercare di trovare un’intesa – nonostante le scintille fra i curdi del Hdp e i nazionalisti del Mhp – almeno per togliere all’Akp le leve del potere fino a elezioni anticipate, che spetta al presidente decidere se e quando convocare. “È chiaro che ci sarà un governo di coalizione”, ha detto questa sera il segretario generale del Chp Gursel Tekin. Il partito del ‘sultano’ ha perso consensi nel Kurdistan, dove sembra che Demirtas sia riuscito ad attirare parte del voto conservatore che alle politiche precedenti era andato a Erdogan, e anche nelle regioni lungo il confine con la Siria, dove la politica aggressiva del ‘sultano’, accusato di appoggiare i gruppi armati jihadisti, e la presenza di centinaia di migliaia di profughi siriani, provocano scontento. Il ‘Podemos curdo’, che ha fatto proprie parte delle idee libertarie della rivolta nel 2013 dei ragazzi di Gezi Park contro la deriva autoritaria e islamica imposta al paese da Erdogan, repressa con pugno di ferro, ha conquistato consensi oltre l’elettorato curdo. E ha ottenuto probabilmente l’appoggio di buona parte dei circa tre milioni di giovani che oggi votavano per la prima volta alle politiche. Il ‘sultano’ aveva voluto fare di queste politiche una sorta di referendum sulla sua persona. E per la prima volta ha perso. (Ansa)
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