di GIOVANNI PEREZ – Matteo Renzi ha detto: ”Non considero le elezioni regionali siciliane un test per le prossime elezioni nazionali”. Ma se è questo il suo parere perché si è alleato con Alfano contro tutta la sinistra? Forse perché ha annusato l’arrivo dalla Sicilia di una nuova sconfitta del suo Pd, nonostante le sue continue apparizioni in maniche di camicia sui canali tv della Rai? Ma i grandi capi dell’emittente pubblica sembrano non voler accettare l’ipotesi che il padrone sia destinato a cambiare, anche perché si rendono conto che con un cambio al vertice del partito di governo inevitabilmente sarebbe destinata a finire anche la cuccagna per loro e per le star dello schermo pagate con compensi milionari. Questi ultimi hanno giocato l’ennesima carta truffaldina: si sono si diminuiti i compensi, ma in misura più virtuale che reale.
Comunque, se Renzi non ride anche i capi delle formazioni di destra hanno poco da festeggiare. Berlusconi continua ad agitarsi nella speranza di un ritorno “ai vecchi tempi”, se non a quelli delle “cene eleganti”. Non vuole accettare il ruolo di “nonno vigile” ad Arcore, ma inevitabilmente prima o poi dovrà accettarlo. Salvini si ostina a recitare la parte del leader, mentre al massimo può interpretare quello di tribuno. Altro illuso: Di Maio, convinto di avere dietro le spalle la maggioranza dei “5 stelle”. Perennemente abbronzato, con l’aria del superuomo che “non ha mai bisogno di chiedere”, come recita la pubblicità di un profumo, non si rende conto di risultare antipatico e che l’elettore preferisce dare il voto ad una persona semplice. In tutto questo teatrino è quindi difficile fare previsioni, per ora, sull’esito delle elezioni siciliane. L’unica che forse si potrà fare è che tutti si proclameranno vincitori. All’italiana.
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