Il capogruppo dei Liberaldemocratici, il belga Guy Verhofstadt (foto), si è abbandonato ad un offensivo attacco al presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte nel corso della seduta plenaria del parlamento europeo rivolgendosi a lui in italiano con queste parole: “Per quanto tempo ancora sarà il burattino mosso da Matteo Salvini e Luigi Di Maio?»
Naturalmente la risposta di Conte non si è fatta attendere. In serata ha preso di nuovo la parola dicendo: «Addirittura un capogruppo ha detto ‘burattino’ a chi rappresenta il popolo italiano: non lo sono e non mi sento un burattino. Sono orgoglioso di rappresentare la voglia di cambiamento del popolo italiano e orgoglioso di sintetizzare le posizioni di un governo che non è burattino, perché non risponde a lobby, gruppi di potere e comitati d’affari. Forse lo è chi risponde a lobby e comitati d’affari».
Ferma la reazione di Salvini dall’Italia. «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo ed il popolo italiano è davvero vergognoso. Le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente”. Questa la replica del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, alle parole del leader dei liberali dell’Alde.
Duro anche la reazione del M5s: «Non basta saper parlare in italiano per essere amici del popolo italiano. L’intervento al Parlamento europeo di Guy Verhofstadt è stato offensivo e privo di contenuti. Non accettiamo nessuna lezione da chi, come dimostra uno studio commissionato da tre ong europee Friends of the earth Europe, Corporate Europe Observatory e LobbyControl, è a libro paga di multinazionali e comitati d’affari. Verhofstadt stesso ha dichiarato di far parte di sette fra Comitati e consigli di amministrazione. Chi è allora il burattino?», chiede in una nota la delegazione al Parlamento europeo del Movimento 5 Stelle.
E’ incredibile, ma all’eurodeputato belga si è allineato l’eurodeputato del Pd Daniele Viotti, nell’attaccare il capo del governo italiano: «Le leggo alcuni numeri – ha esordito – Moavero, 8 su 19; Toninelli 3 su 4; Salvini 4 su 4. Queste sono le assenze dei ministri alle riunioni del Consiglio. Non siete mai presenti alle riunioni: chiedete scusa ai cittadini italiani. L’Italia ha bisogno di un governo presente in Europa. Questa è la giustificazione che doveva dare oggi, invece non siete mai presenti».
Ma Conte ha replicato anche a lui: «Mi è stato detto che il mio governo non sarebbe rappresentato al tavolo del Consiglio. La grammatica dice che un governo è rappresentato anche da un sottosegretario e un delegato». Conte ha poi definito Viotti «esponente di un partito che non ha presidiato adeguatamente per l’Ema e ne paghiamo ancora le conseguenze».
Battibecco anche con la capodelegazione Pd, Patrizia Toia, sulla citazione di Moro fatta da Conte, che ha suscitando reazioni da parte di alcuni eurodeputati centristi. «Lo statista di Maglie – ha ricordato Conte – sosteneva che nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa e essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo».
La Toia ha ritenuto di dover replicare così: «Moro leggiamolo tutto. Lui non avrebbe mai fatto quello che abbiamo fatto noi nel Mediterraneo». E da questa sortita l’eurodeputato portoghese Paulo Rangel, uomo politico del Partito Socialdemocratico (che in Portogallo è un partito di centrodestra), si è sentito autorizzato ad affermare: «È un peccato che il governo non onori la memoria di Aldo Moro con il suo europeismo e la sua dedizione alla causa europea: non basta citare Moro a proposito del Mediterraneo, bisogna citarlo a proposito dell’Europa».
Insomma uno spettacolo piuttosto indecente, con parlamentari italiani che hanno offeso il governo italiano e incoraggiato i gruppi di altri paesi a fare altrettanto. Complimenti!
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