Maxi operazione giudiziaria in Basilicata, dove la Direzione distrettuale antimafia di Potenza ha notificato a un centinaio di persone, tra cui il presidente della Regione ,Vito Bardi, la contestazione per corruzione e induzione indebita alla corruzione, tentata concussione, abuso d’ufficio.
L’inchiesta riguarda la Sanità regionale e in particolare la ristrutturazione dell’ospedale San Carlo di Lagonegro, il procacciamento di voti, la gestione dei tamponi Covid.
Tra i provvedimenti c’è la custodia cautelare in carcere per Francesco Piro, che si è dimesso dal Consiglio regionale dove era capogruppo di Forza Italia. Secondo gli investigatori, che fanno riferimento a “plurime dichiarazioni e intercettazioni”, Piro avrebbe avuto “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata” e “non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio” avrebbe ostentato “i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi”. A Piro la Procura contesta inoltre di avere influenzato le elezioni amministrative del Comune di Lagonegro “mediante ingerenze illecite e favoritismi nelle nomine, trasferimenti e assunzioni in sanità e in società su cui i pubblici ufficiali potevano esercitare influenza abusando della carica poi controllandone e orientandone l’operato”.
La custodia cautelare ai domiciliari è scattata per la sindaca di Lagonegro Maria Di Lascio. In serata il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, ha disposto la sua sospensione dalla carica di prima cittadina. Secondo l’accusa avrebbe tentato di mettere in atto ritorsioni nei confronti di persone che non avrebbero dato disponibilità a sostenere Piro, candidato (non eletto) alle elezioni politiche del 25 settembre. Avrebbe infatti chiesto (invano) a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile di disattivare i ponti radio da loro gestiti per impedire così il traffico telefonico in determinate zone del comprensorio di Lagonegro, dove abitavano i non-sostenitori di Piro, per impedire loro di usare i telefoni cellulari. Sempre la sindaca si sarebbe attivata (secondo l’accusa) per impedire che un altro presunto non sostenitore di Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli e avrebbe programmato altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del candidato di Forza Italia.
La misura cautelare del divieto di dimora a Potenza è stata invece emessa nei confronti di Francesco Cupparo, assessore regionale di Forza Italia: a lui i pubblici ministeri contestano di avere indotto dipendenti regionali nel settore della forestazione a sostenere Piro Sanità lucana e “un disegno criminoso” volto alla “eliminazione” di Massimo Barresi, all’epoca dei fatti (2020) direttore generale dell’Ospedale San Carlo di Potenza “e al suo conseguente licenziamento”. Questo secondo filone vede indagati anche il presidente della Regione Vito Bardi e altri quattro assessori allora in carica: Rocco Leone (anch’egli raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora), Francesco Fanelli, Donatella Merra e Gianni Rosa, neoeletto al Senato con Fratelli d’Italia.
Barresi decadde dall’incarico il 6 agosto 2020 dopo una sentenza del Tar per la Basilicata e il giorno dopo la giunta lucana nominò commissario del San Carlo Giuseppe Spera (attuale direttore generale), destinatario del terzo e ultimo divieto di dimora disposto oggi, ma anche della misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche
Un terzo aspetto su cui si è concentrata l’inchiesta è la gestione dei tamponi, nel primo periodo della pandemia: secondo la ricostruzione della Procura “esponenti dell’amministrazione regionale, a differenza degli altri comuni cittadini”, avrebbero avuto accesso ai test Covid “in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa”.
Tra le altre persone indagate figurano Gianni Mastroianni, assessore al Comune di Lagonegro, e il segretario della giunta regionale Antonio Ferrara. Sono stati perquisiti gli uffici della Regione e l’ospedale San Carlo, mentre non corrisponderebbe al vero la notizia diffusa in mattinata di una perquisizione nell’abitazione di Bardi: raggiunto dalle forze d’ordine, avrebbe solo consegnato il telefono.
Bardi ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Voglio essere come sempre trasparente con i miei concittadini: stamattina mi hanno chiamato in causa su alcune vicende oggetto di indagine. Voglio prima di tutto ribadire la mia disponibilità verso le forze dell’ordine e la magistratura cui darò la massima collaborazione per fare chiarezza. In particolare mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo. In un altro filone dell’indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza. Vengono poi contestate alcune delibere di Giunta, quindi atti pubblici, che tutti possono leggere, con le quali avremmo tentato di influenzare l’allora direttore generale del San Carlo. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine. Infine, c’è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione della perfetta doverosità di tale prestazione. La mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell’esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo. Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale”.
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