Un italiano e un marocchino arrestati con l’accusa di addestrarsi via Internet a compiere attentati

“Si sono addestrati per mesi via Internet a compiere atti terroristici e di sabotaggio preparandosi all’uso di armi e allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria”:  con questa accusa i pm di Palermo hanno disposto il fermo di un italiano,  Giuseppe Frittitta, 25 anni, palermitano (nella foto tratta da un suo selfie), e di un marocchino di 18 anni, Ossama Gafhir. Il reato che potrebbero aver commesso è di istigazione a commettere atti di terrorismo e autoaddestramento per compierli. I due si sarebbero conosciuti sempre attraverso il web. magistrati inquirenti li definiscono “mujaheddin virtu

Sarebbe stato il  giovane marocchino a spingere alla ‘radicalizzazione’ Giuseppe Frittitta, il quale ora vive a Brescia, dove fa l’autotrasportatore e dove si è sposato recentemente con una marocchina. Gli inquirenti hanno monitorato anche la sua intensa attività di propaganda sui social, che frequenta con il nome di Yusuf, e attraverso cui ha avuto per mesi rapporti con una jihadista americana che vive negli Usa: costei gli forniva indicazioni sulle zone dove opera l’Isis. Gli inquirenti stanno cercando di identificarla.

L’inchiesta che ha portato ai due fermi è coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal pm Gery Ferrara. In quali sono arrivati all conclusione che i due fermati acquisivano materiale video con istruzioni per la partecipazione ai combattimenti, studiavano tecniche di guerriglia e scaricavano notizie sulle azioni kamikaze. Sarebbe stato il giovane marocchino, appena 18enne, a spingere progressivamente Frittitta, 25 anni, a forme estreme di radicalizzazione e a istigarlo ad addestrarsi per andare a combattere nei territori occupati dall’Isis a sostegno dei miliziani jihadisti. Entrambi praticavano il soft air, la simulazione di azioni militari, per imparare l’uso delle armi e per allenarsi fisicamente. Per i magistrati sarebbero due ‘lupi solitari’, “che – scrivono i pm nel provvedimento di fermo – intraprendono il jihad senza una ben precisa e chiara organizzazione ma spinti e motivati solo dal crescente odio verso i Kuffar, parola araba che indica, attraverso una grande varietà di sfumature, la persona che non crede nel Dio islamico”. Due “mujaheddin virtuali” , insomma, secondo la Procura, “che promuovono una guerra culturale, anche a colpi di tweet e di notizie artatamente piegate alla propaganda radicale”.

Giuseppe Frittita è stato tradito dai selfie. Si faceva selfie, che poi postava sui social, con in mano un coltello che definiva “mio compare 26 centimetri”, si era fatto crescere una lunga barba nera e inneggiava alla vendetta dei combattenti dell’Isis morti in battaglia. Più volte, in rete e nelle conversazioni via web, invocava l’uccisione di “tutti gli occidentali”. Per mesi la Digos, coordinata dalla Procura di Palermo, ha monitorato le sue attività sui social e lo ha tenuto sotto controllo.

Per l’altro arrestato, Ossama Gafhir invece , “La legge di Allah si applica con la spada e bisogna essere crudeli con i traditori e con i ribelli. E morti tutti”. Così non sapendo di essere intercettato, il marocchino 18enne fermato dai pm di Palermo per istigazione a commettere reati di terrorismo, parlava con l’amico Giuseppe Frittitta, palermitano, aspirante jihadista anche lui finito in manette. “Gli apostati sono una malattia – diceva – e non avranno che la spada come medicina. E’ arrivata l’ora del combattimento”. L’amico palermitano, che si sarebbe radicalizzato su istigazione del giovane marocchino, rispondeva che l’unico modo per andare incontro ai nemici per ucciderli e, contestualmente, raggiungere il paradiso era morire da kamikaze. “Non c’è un se, ti metti una cosa di sopra che per prima fa esplodere te”, spiegava. Poi, nel raccontare di essere stato avvicinato da estranei, che gli avevano “chiesto di fare da spia”, commentava: “Meglio crepare che tradire”. I due sostenevano infine che molti frequentatori delle moschee in Italia sono dei “bastardi traditori che collaborano con la Digos”.

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