di ENNIO SIMEONE – Da un anno, cioè dal tragico 24 febbraio 2021, il mondo si interroga sui motivi che hanno indotto Vladimir Putin a dare il via alla “Operazione speciale” (come lui ha battezzato l’attacco armato scatenato contro l’Ucraina) e sugli obiettivi che con questa operazione bellica intende perseguire. L’unico modo per tentare di ottenere una risposta (per poi valutare il comportamento da assumere) sarebbe stato quello di costringere entrambi i contendenti ad una trattativa, o più semplicemente ad un faccia a faccia, per poi stabilire se e come schierarsi. Invece è scattato solo il silenzio, anzi ciascuno Stato o coalizione di Stati si è dato una risposta e ha adottato il comportamento coerente con quella risposta. Neppure uno sforzo per esigere da Putin una risposta chiara, mentre quella venuta dal capo del governo ucraino, l’ex attore Volodimir Zelensky, eletto al vertice dell’Ucraina dopo il trionfale successo dello sceneggiato televisivo “Servitore del popolo“, di cui era stato protagonista (e perciò sbeffeggiato in Italia da certi giornali e certe tv tirando in ballo un paragone ironico con Beppe Grillo). In Italia la risposta se la sono data, con frettolosa superficialità, questi mezzi di comunicazione e con altrettanta superficialità le cosiddette forze politiche, a tutti i livelli, che hanno in gran fretta calzato gli elmetti e deciso di aderire agli appelli di Zelensky e di spedire armi sfuse al suo esercito (oltre, per fortuna, ad accogliere gli sventurati migranti ucraini sfuggiti alle bombe e ai carri armati di Putin).
Risultato dopo un anno di questi comportamenti: un paese (l’Ucraina) ridotto ad un cumulo di macerie, migliaia e migliaia di famiglie distrutte, migliaia e migliaia di morti e di invalidi di guerra tra i militari russi e i militari ucraini, ma con i governanti dei paesi schieratisi a sostegno del governo ucraino, che continuano a ripetere lo slogan ovvio «L’aggressore è Putin» con annesso rifiuto di ogni ipotesi di trattativa per porre fine a devastazioni e stragi e a fornire armi, seguite dal motto ripetitivo contro ogni tentativo di trattativa di pace: “Se vince la Russia muore l’Ucraina“.
Ma nessuno di questi organi di informazione prende in considerazione l’ipotesi che se si fa la pace entrambi i paesi possono continuare a sopravvivere: ipotesi scartata per privilegiare quella che interessa i produttori e mercanti di armi.
*Ebbene, per conoscere l’origine di questa tragedia che stiamo vivendo quotidianamente attraverso le immagini televisive e attraverso i servizi radiofonici in diretta che ci arrivano dai due paesi, vi consigliamo di acquistare nelle edicole o nelle librerie (al costo di soli 15 euro) il volume – la cui copertina è riprodotta in alto – di 457 pagine dal provocatorio titolo
«SCEMI DI GUERRA – La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia (un Paese pacifista preso in ostaggio dai Nopax)» scritto da MARCO TRAVAGLIO, che ricostruisce origine ed evoluzione dei rapporti tra i due paesi con una meticolosa ricostruzione storica.
Commenta per primo