UN “MESSAGGIO” DALLA GERMANIA: il coraggio di indicare delle scelte nel programma della sinistra

di SERGIO SIMEONE*Le elezioni politiche svoltesi in Germania  hanno dato un risultato clamoroso: il Partito socialdemocratico, che appariva negli ultimi anni entrato in una fase di inarrestabile decadenza e che veniva dato dai sondaggi, fino a qualche settimana fa, al terzo posto nelle preferenze degli elettori, è risultato il più votato dai tedeschi. E la cosa più sorprendente è che questa inaspettata rimonta Scholz ed il suo partito  l’hanno conseguita con un programma chiaramente di sinistra (patrimoniale sui redditi più alti, salario minimo, blocco degli sfratti, asili nido e scuole elementari gratuiti) e con un deciso impegno a spingere per l’integrazione europea.

L’aspirante cancelliere ha cioè cambiato radicalmente l’impostazione cosiddetta “liberal socialista” prevalsa negli ultimi tempi, secondo la quale un partito di sinistra, se vuole vincere le competizioni  elettorali, deve conquistare gli elettori di centro e deve a tal fine annacquare le sue caratteristiche fino ad autocensurarsi. Rinunciando spesso a quegli obiettivi che sono la stessa ragion d’essere della sinistra : ridurre le diseguaglianze, difendere i diritti dei lavoratori , rafforzare lo stato sociale.

Emblematica su tutte la vicenda della patrimoniale.  Scholz ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, mentre in Italia, fatta eccezione per il partito di Fratoianni, questo argomento è tabù. Enrico Letta ha tentato, per la verità, una timida sortita sulla questione proponendo un lieve, quasi impercettibile aumento della tassa di successione su quei patrimoni esageratamente elevati per dare ai neo-maggiorenni una “dote” da utilizzare per studio o per avviare una attività imprenditoriale, ma di fronte alla gelida (e persino stranamente infantile) risposta di Draghi (“E’ il momento di dare, non di prendere”) è rimasto isolato. Eppure secondo i sondaggi si trattava di una proposta che riscuoteva grande favore popolare.

Occorre su questo tema avere il coraggio di condurre una forte battaglia culturale per contrastare l’impostazione data dalla destra e che è diventata senso comune. Questa, infatti, è solita dire che ”bisogna abbassare le tasse degli italiani”, come se  gli italiani fossero tutti uguali per reddito percepito e dovessero pertanto fare  fronte unico rispetto al fisco e non ci fossero invece italiani miliardari ed italiani che guadagnano meno di mille euro al mese.

Bisogna allora che la sinistra faccia acquisire alla pubblica opinione il concetto che le tasse sono necessarie se si vogliono avere servizi pubblici efficienti e che il vero problema non è il carico fiscale complessivo ma  la sua redistribuzione rompendo la falsa solidarietà tra i contribuenti, che porterebbe  magari il lavoratore precario a  difendere gli interessi del suo sfruttatore.

Altrettanto netto e chiaro è stato Scholz sull’accelerazione del processo di integrazione europea, indicando il nodo centrale da affrontare: il superamento del consenso unanime di tutti i governi europei, oggi necessario per assumere le decisioni più importanti, con la conseguenza di dare diritto di veto a piccoli Paesi come l’Ungheria, la Slovacchia o la Slovenia che hanno una popolazione inferiore alla Lombardia. Superare l’unanimismo equivale a tagliare definitivamente le unghie ai sovranisti.

Enrico Letta, con la sua prima dichiarazione a caldo, sembra aver pienamente colto l’importanza ed il vantaggio per i partiti di sinistra di esibire con orgoglio il proprio volto di sinistra. Le agorà, a loro volta, avranno una nuova fonte di ispirazione. La vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche non appare più ineluttabile.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

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