Una mostra multimediale in Calabria per celebrare gli 80 anni dallo sbarco delle forze armate delle Nazioni Unite a Reggio Calabria con sui si concluse la II guerra mondiale

Gli editori Città del Sole, Laruffa, Progetto 2000, di concerto con il Ministero della Cultura, la Biblioteca Nazionale di Cosenza, l’Associazione culturale “Anassilaos”, l’agenzia letteraria Bottega editoriale, l’Associazione Calabria in armi “Per la Patria”, l’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, lo Spazio Open e l’Universitas Vivariensis, hanno presentato la Mostra bibliografica e multimediale e l’incontro di studi sulla ricorrenza degli ottanta anni dallo sbarco delle Forze armate delle Nazioni Unite a Reggio Calabria del 3 settembre 1943, nel corso della Seconda guerra mondiale.

Dopo gli eventi della battaglia dello Stretto di Messina tra l’8 e il 16 agosto 1943, combattuta insieme per l’ultima volta dagli eserciti italiano e tedesco e vinta, dalle ore 2:30 del 3 settembre 1943, la costa di Reggio Calabria venne illuminata a giorno da oltre 1.000 cannoni americani e inglesi che annunciavano, con il loro carico di morte di 250 mila granate, il ritorno della democrazia sul suolo dell’Europa continentale. Giusto quattro anni dopo l’inizio della guerra del 3 settembre 1939.

Le navi da battaglia delle british and american fleets, e i piccoli e grandi mezzi da sbarco, dai porti di Catania e Messina cominciavano l’attraversata dello Stretto: alle 4:50, con soli venti minuti di ritardo sulla tabella di marcia, i soldati britannici e canadesi sbarcavano sulla costa calabrese.

Dwight D. Eisenhower, Bernard Law Montgomery e George S. Patton si aspettavano a difesa delle Calabrie il XXXI Corpo d’armata del Regio Esercito (2.090 ufficiali, 2.537 sottufficiali e 46.582 militari di truppa), oltre alla Fallschirm panzer division “Hermann Göring”, ai diavoli verdi della 1. Fallschirmjäger-Division, alla 26. Panzer-Division, operativa a est di Palmi, tra Catanzaro e Nicastro, a Castrovillari e Sibari, a Maratea, e alla 29. Panzergrenadier-Division, in movimento lungo la direttrice Rosarno, Laureana di Borello, Nicastro, Castrovillari, e tenuto conto che l’Asse poteva impiegare contro eventuali sbarchi nell’Italia meridionale 684 aerei tedeschi e 877 italiani, dislocati sui vari campi di volo di Calabrie, Corsica, Sardegna e Provenza, e in aggiunta altri 500 tra caccia e bombardieri dislocati a Creta, nei Balcani e in Grecia. Ma durante l’Operation Baytown sulla costa calabra i british sherman tanks and infantry advanced north from Reggio non incontrarono alcuna resistenza.

Con l’approssimarsi dello sbarco in forze degli Alleati nelle Calabrie, il comandante della 10 Armee, aveva ordinato ai reparti della Wehrmacht e della Luftwaffe dislocati nella regione, il ripiegamento presso il centro di difesa predisposto nella zona compresa tra Salerno e Napoli e il trasferimento degli aerei negli altri aeroporti della Corsica e di Foggia.

Qualche ora dopo lo sbarco dei soldati britannici sulla costa di Reggio Calabria, alle 17:15, tra gli ulivi secolari di Cassibile in Sicilia, fu sottoscritta la fine delle ostilità tra il Regno d’Italia e le Nazioni Unite (ma con il primo ministro e segretario di Stato Pietro Badoglio e il re Vittorio Emanuele III indecisi sull’armistizio).

Il Regno d’Italia era definitivamente costretto a cessare le ostilità, al di là del termine “armistizio” era difatti una resa senza condizioni che entrava in vigore alle ore 17:30 di Algeri (18:30 in Italia), al momento dell’annuncio non previsto dell’armistizio da parte del comandante delle Forze armate delle Nazioni Unite, generale Dwight D. Eisenhower, che costringeva il Governo italiano a confermare la resa poco più di un’ora dopo, alle 19:42, con il messaggio di Pietro Badoglio.

L’8 settembre, da nemici ad alleati nello spazio di una giornata, una compagnia di 100 ragazzini dell’8° battaglione del 185° reggimento della Divisione Nembo, con colpi da ariete combatté – per l’onore dell’Italia – contro preponderanti forze anglo-canadesi. Alle 20:00, quando era già stata diffusa la notizia dell’armistizio e della fine delle ostilità, sulle improvvisate trincee dell’Aspromonte si spegnevano gli ultimi echi del dramma di una generazione sfortunata.

Il 9 settembre, mentre i britannici risalivano le Calabrie, 600 navi da guerra degli Alleati cominciavano a oscurare il Golfo di Salerno. Il 14, i 2.020 internati del Campo di concentramento di Ferramonti, in gran parte ebrei, sono stati i primi a essere liberati durante la Seconda guerra mondiale. Con l’illusione della pace, gli italiani si avviarono invece a un lungo periodo di bombardamenti, guerra civile, rappresaglie e stenti.

Con la mostra bibliografica e multimediale e l’incontro di studi gli organizzatori hanno inteso approfondire la conoscenza dei personaggi e degli eventi legati a quel periodo bellico, con le Calabrie – principale teatro, in Occidente, delle operazioni della seconda guerra mondiale – testimoni del sacrificio e del forte spirito di abnegazione dei reparti militari in conflitto, quando, prima ancora dell’annuncio dell’armistizio dai microfoni dell’Eiar, gli italiani scelgono, con l’Europa occidentale e gli United States, la democrazia.

È un momento epocale della storia non solo politica, ma anche culturale, economica e sociale della Nazione: tra mille difficoltà, militari e civili, all’alba del 3 settembre 1943, a Reggio Calabria, sconfessano il regime fascista-monarchico e l’azione ambigua del governo Badoglio e intraprendono, con convinzione, la strada della libertà e della sovranità popolare che nella Costituzione troverà la propria sublimazione.

Commenta per primo

Lascia un commento