E’ stata una infiammazione spinale, secondo quanto apprende l’ANSA, la reazione sospetta registrata in un volontario ed a seguito della quale è stata decisa la sospensione cautelare della sperimentazione del vaccino anti Covid AstraZeneca-Oxford. L’infiammazione dei nervi spinali tuttavia, precisano le stesse fonti, potrebbe non essere collegata al vaccino inoculato.
“Siamo in attesa che il caso sottoposto al comitato indipendente di esperti venga analizzato”. Lo dichiara in una nota Piero di Lorenzo Amministratore delegato dell’istituto di ricerca Irbm di Pomezia che sta collaborando alla messa a punto del vaccino Atrazeneca-Oxford la cui sperimentazione è stata sospesa in via precauzionale per una reazione avversa su un paziente. Aspettiamo dunque il loro giudizio per il proseguimento degli ulteriori test” ha concluso Piero di Lorenzo.
“I test sui vaccini, anche quelli anti Covid, nonostante l’emergenza pandemica, sono severi, rigorosi e affidabili. Prova di questo è stata la sospensione volontaria della sperimentazione da parte di AstraZeneca del vaccino anti Covid messo a punto dal nostro istituto di ricerca Irbm assieme all’università di Oxford.” Lo dichiara in una nota Piero di Lorenzo Amministratore delegato dell’istituto di ricerca Irbm di Pomezia.
AstraZeneca sospende tutti i test clinici sul vaccino per il coronavirus che sta sviluppando con l’Università di Oxford dopo uno dei partecipanti ha accusato una seria potenziale reazione avversa. Lo stop temporaneo consente al colosso farmaceutico di esaminare il caso e rivedere i dati sulla sicurezza.
Il volontario che avrebbe avuto un reazione sospetta durante i test per il vaccino contro il coronavirus si trova in Gran Bretagna. Secondo indiscrezioni, la sospensione dei test riguarda però anche gli Stati Uniti, dove gli esami sono condotti con fondi federali.
La sospensione dei test sul vaccino anti-coronavirus messo a punto dall’Università di Oxford con il finanziamento in primis del governo britannico “non è necessariamente una battuta d’arresto” sulle speranze di un successo finale: “dipenderà da ciò che sarà trovato durante le verifiche”, ha detto a Sky News oggi Matt Hancock, ministro della Sanità della compagine di Boris Johnson, all’indomani della decisione di AstraZeneca, partner del progetto, di fermare la terza fase della sperimentazione, in seguito alla reazione anomala su un paziente. La ricerca su “questo vaccino è una sfida, lo sapevamo”, ha detto Hancock. “Non è la prima volta che succede per il progetto di Oxford” d’interrompersi per ragioni cautelari, “è una procedura standard di sicurezza nei trial clinici”, ha aggiunto: “vi è già stata una pausa prima dell’estate, risolta alla fine senza problemi”.
“Il nostro processo standard di revisione dei test ha fatto scattare una pausa”, afferma un portavoce di AstraZeneca. “Si tratta di un’azione di routine che si verifica ogni volta che c’è una potenziale reazione inspiegata in uno dei test” che consente il tempo di “indagare e assicurare allo stesso tempo il mantenimento dell’integrità del processo dei test”, aggiunge AStraZeneca.
“Nei test più ampi reazioni possono accadere per caso ma devono essere indipendentemente valutate con attenzione“, aggiunge il colosso farmaceutico, che con l’annuncio della sospensione cala del 6% a Wall Street nelle contrattazioni after hours. Non è inconsueta per i test clinici una sospensione. Ma lo sviluppo del vaccino del coronavirus è uno di quelli più sotto osservazione della storia e qualsiasi segnale che arriva dai test è passato all’esame con la lente di ingrandimento. Anche se il vaccino di AstraZeneca fosse alla fine approvato, questa battuta d’arresto potrebbe tradursi in timori sull’uso. I dati iniziali sui test sono apparsi molto promettenti, con il vaccino in grado di produrre una robusta risposta immunitaria e solo deboli effetti collaterali. Lo stop di AstraZeneca arriva nell’acceso dibattito in corso su una possibile politicizzazione del vaccino, soprattutto negli Stati Uniti dove Donald Trump spinge per averlo prima delle elezioni di novembre fra i dubbi degli esperti. Non da ultimo quelli di Anthony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive, secondo il quale è improbabile che un vaccino sia pronto entro la fine dell’anno.
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