E’ caos in Venezuela. E le versioni sullo sviluppo degli eventi sono nettamente contrapposte: sia il leader dell’opposizione, Juan Guaidó (incoraggiato da Trump), sia il presidente in carica, Maduro (sostenuto da Putin), cantano vittoria.
Tutto è ricominciato ieri 30 aprile: Guaidò ha lanciato un appello ad una rivolta militare nel Paese in un breve video nel quale appare in una base aerea a Caracas circondato da soldati pesantemente armati. Al suo fianco l’attivista Leopoldo Lopez, già agli arresti domiciliari, che ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate. Guaidò, leader dell’opposizione e autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela, ha di nuovo invitato i venezuelani a scendere in piazza per quella che definito “la fase definitiva della Operazione libertà“. In un video di quasi tre minuti diffuso attraverso Youtube, Guaidò ha sostenuto che “sapevamo che l’inizio non sarebbe stato facile” entrare in azione, ma “abbiamo dimostrato che ci sono soldati disposti a difendere la Costituzione”. Posso assicurarvi che Maduro “non gode del rispetto delle Forze armate”. Avevamo informazioni certe, ha aggiunto, che “l’Urupatore aveva tutto pronto per andarsene, e che sono state forze straniere che lo hanno obbligato a restare. Oggi non ha fatto altro che nascondersi”. Abbiamo cominciato ieri, ha concluso, ed “oggi torneremo di nuovo in forma sostenuta nelle strade fino a mettere fine all’usurpazione”.
Invece Nicolas Maduro dà una versione del tutto opposta dell’evolversi dello scontro dichiarando nella notte: “Voglio congratularmi con voi, Forze armate, per l’atteggiamento fermo, leale, valoroso e di enorme saggezza con cui avete condotto alla soluzione e alla sconfitta del piccolo gruppo che pretendeva di riempire il Paese di violenza con una scaramuccia golpista“. In un video con ministri, leader del Partito socialista unito del Venezuela e vertici militari diffuso attraverso Twitter, Maduro, riferendosi a ieri, ha parlato di un giorno intenso di “eventi, emozioni, riflessioni e di sguardi sul futuro del Venezuela”. E’ stato anche, ha proseguito, “un giorno di contrasto in cui si sono contrapposte due Venezuela: una di pace e dialogo ed un’altra portatrice di violenza e venduta alle ambizioni straniere“. “Ringrazio tutto il popolo venezuelano – ha poi detto – per il suo valore, coraggio e coscienza di fronte a questo tentativo di colpo di stato frustrato. Avete dimostrato che un popolo mobilitato è garanzia di tranquillità per la Patria”.
TENSIONE TRA USA E RUSSIA – «La Russia e Cuba stanno destabilizzando il Venezuela» e il coinvolgimento russo nelle vicende del Paese latino americano «rischia di destabilizzare anche le relazioni bilaterali tra Washington e Mosca». È l’accusa lanciata dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in un tesissimo colloquio telefonico avuto con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Il capo della diplomazia americana ha insistito perché la Russia cessi immediatamente le attività di sostegno al presidente Nicolas Maduro. Il capo della diplomazia russa ha replicato che un eventuale intervento americano nelle vicende venezuelane avrebbe gravi conseguenze.
IERI –
Queste – anch’esse contrastanti – le notizie arrivate dai due fronti nella giornata di martedì 30 aprile.
Fonte Guaidò: E blindati dell’esercito venezuelano hanno investito i dimostranti antigovernativi a Caracas. Uno dei blindati ha sparato con il cannone ad acqua, circondato dalla folla, poi avanza, investendo almeno un dimostrante. Un altro blindato ha fatto la stessa cosa poco distante. E si contano decine di feriti dopo gli scontri. Sarebbero almeno 35, e secondo altri report oltre 50. Tra questi un colonnello delle forze bolivariane, come annunciato dallo stesso governo. “Abbiamo parlato con i nostri alleati nella comunità internazionale – ha scritto ancora su Twitter Juan Guaidò dopo aver chiamato i militari a unirsi alla rivolta contro il presidente Maduro – e abbiamo il loro forte sostegno per questo irreversibile processo di cambiamento nel nostro Paese. L’Operazione Libertà è iniziata e resisteremo fino a raggiungere un Venezuela libero”. Almeno 25 militari venezuelani hanno chiesto asilo, ottenendolo, nell’ambasciata del Brasile a Caracas, riferiscono i media di Caracas. La notizia è stata confermata anche a San Paolo dal quotidiano Folha, secondo cui l’accoglimento dell’asilo da parte del presidente Jair Bolsonaro è stato confermato dal portavoce presidenziale Otavio Rego Barros.
Fonte Maduro: “Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira” (il principale accesso alla città) “per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”, ha scritto su twitter il ministro dell’Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. “A questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta”. Nicolas Maduro ha dichiarato che tutti i comandanti militari del Paese gli “hanno espresso la loro totale lealtà“, e ha chiesto “nervi d’acciaio” e una “mobilitazione popolare” per “assicurare la vittoria della pace” nel Paese. I comandanti di tutte le aree territoriali del Paese – ha detto – “mi hanno espresso la loro totale lealtà nei confronti del Popolo, della Costituzione e della Patria. Chiedo la massima mobilitazione popolare per assicurare la vittoria della Pace. Vinceremo”, ha twittato. Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione ed il presidente Nicolas Maduro. “Stiamo sventando un tentativo di golpe di un piccolo gruppo dell’ultradestra appoggiato da ex militari, da pochi elementi dei servizi di intelligence Sebin e dell’esercito bolivariano”.
La posizione dell’Unione europea: “L’Ue sta seguendo da vicino gli ultimi sviluppi in Venezuela. Ribadiamo che ci può essere soltanto una soluzione politica, pacifica e democratica alla crisi che il Paese sta affrontando”, ha detto l’Alto Rappresentante della politica estera europea, Federica Mogherini, sottolineando che “l’Ue rifiuta ogni forma di violenza e chiede la massima moderazione per evitare la perdita di vite umane e l’escalation della tensione”.
La posizione derlla Spagna: “Non appoggeremo un colpo di Stato in Venezuela“: è la posizione di Madrid, che – pur essendo la Spagna tra i primi paesi a riconoscere Guaidò come presidente ad interim – di fronte all’appello del leader dell’opposizione venezuelano ad una rivolta delle forze armate invita ad “evitare uno spargimento di sangue“. “Sosteniamo un processo democratico pacifico” e chiediamo “l’immediata convocazione delle elezioni“, ha detto la portavoce di Pedro Sanchez, Isabel Celaa. (fonte: Ansa)
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