L’arte del pizzaiolo napoletano ha ottenuto il riconoscimento di “patrimonio culturale dell’Umanità #Unesco“, riconoscimento arrivato dopo oltre 8 anni di trattative, iniziate nel 2008 dal governo italiano dell’epoca. Nell’annunciarlo, il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina giustamente si compiace, anche se con un’enfasi eccessiva: ”Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”. Comunque giusta esultanza. E poteva essere sufficiente.
Ma non è stato dello stesso parere il segretario del Pd, Matteo Renzi, il quale, poiché Martina è anche vice segretario del partito, non poteva consentire che del successo internazionale della pizza menasse vanto il suo vice, scavalcandolo nella sua specialità, che è quella di Grande Imbonitore. E allora ha precipitosamente attivato il computer (o lo smartphone) e si è appropriato dell’evento immortalandolo con una ponderata e ponderosa celebrazione su Facebook: «L’arte del pizzaiolo napoletano riconosciuta come patrimonio Unesco è un simbolo bellissimo di quello che l’Italia è stata. Ma è simbolo anche di ciò che dovremo essere. La cura per la tradizione, la passione per il cibo, la capacità di farsi rappresentare all’estero dai nostri prodotti sono elementi essenziali del nostro futuro. Andiamo verso un futuro di robot e innovazioni tecnologiche: proprio per questo avremo sempre più bisogno di radici, di identità, di qualità, di gusto. Le più grandi catene al mondo di pizza non sono italiane così come pure è straniera la maggioranza dei prodotti che hanno il nome che suona italiano venduti nel mondo. Insomma: nel mondo globalizzato il Made in Italy – anche alimentare – ha tante opportunità davanti. Il riconoscimento alla pizza è un orgoglio per la tradizione ma anche uno stimolo per il futuro. Avanti”.
Non ci sorprenderebbe, ora, se Renzi cambiasse anche il nome del suo partito in PDP (Partito della Pizza). Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, sarebbe d’accordo. E Farinetti? Ha pronto anche l’inno: “W l’Eataly“
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