VERSO IL GOVERNO “GIALLO-VERDE”/ La trattativa continua. Di Maio e Salvini disposti anche a non farne parte

Pare che si avvicini il raggiungimento di un accordo di governo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per la firma del testo del famoso “contratto”: quello vero, non quello fasullo circolato nelle ultime ore, che ha provocato reazioni preoccupate dall’Unione europea e, probabilmente, l’impennata della spread e un forte calo dei titoli in Borsa. Anzi entrambi i leader di Lega e M5s hanno dichiarato di essere pronti entrambi a un ‘passo di lato’ se questo può agevolare la nascita del governo “giallo-verde”.

“Io mi auguro – ha detto Di Maio – che si possa entrambi far parte del governo per mettersi alla prova in prima persona, ma, se serve per farlo partire, io e Salvini siamo pronti a starne fuori”.

“Entro oggi – ha detto a sua volta  Matteo Salvini parlando del programma – ci riaggiorniamo e vediamo se riusciamo a chiudere. Poi passeremo ai nomi. Abbiamo fatto bei passi avanti”. “Non vado a fare il ministro – ha detto – per il gusto di farlo, vado al governo solo se c’è un programma firmato nero su bianco, con i tempi, fissati, pezzo per pezzo”. “Matteo Salvini – ha sottolineato ancora – non sarà mai ostacolo alla nascita del governo: se devo fare un passo di lato io ci sono, lo farò”. Ma puntualizza: “Nel contratto c’è la difesa dei confini e credo che un ministro della Lega farà da garante”.

Salvini ha risposto anche sulla questione spread riferendosi a un titolo di ieri di Financial Times. “Quel giornale dice che siamo barbari: io dico meglio barbari che servi. Stanno usando i soliti trucchetti, lo spread…Ma noi andiamo avanti. Non son nato per tirare a campare”.  “Lo spread sale? I soliti giochini della finanza, vuol dire che stiamo facendo bene…”.

Circa i nomi da proporre a Mattarella per la scelta della persona da incaricare come presidente del Consiglio, nulla trapela. E’ circolata di nuovo l’ipotesi di una “staffetta” tra Salvini e Di Maio: metà periodo del mandato quinquennale all’uno e metà all’altro. Ma è difficile che il presidente della Repubblica la prenda in considerazione, anche perché,   non sapendo quanto durerebbe la legislatura, appare ardua una soluzione del genere, certamente rischiosa per colui al quale spetterebbe la seconda parte del mandato.

“Sulle soluzioni dei nomi stiamo ancora discutendo”, rispondono entrambi.

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