Il VII workshop della neurologia delle cure primarie avrà, infatti, al centro la prevenzione, l’individuazione (e la gestione) dei segnali precoci delle malattie che coinvolgono il cervello, il ruolo degli specialisti e dei medici di base, le analisi sulle novità farmacologiche e sugli esami sempre più sofisticati. Per combattere patologie come la Malattia di Alzheimer o quella di Parkinson sono fondamentali – dice Barbato – una corretta alimentazione basata sulla Dieta Mediterranea, una regolare attività fisica, una buona attività mentale (favorendo letture e coltivando interessi), mantenendo e incrementando le relazioni sociali, dormendo bene e in maniera regolare senza stravolgere i ritmi sonno/veglia, gestire lo stress.
Spiega Barbato: «Il neurologo ambulatoriale si trova in una posizione di privilegio per poter fare diagnosi e poter gestire i pazienti con demenza e, quindi, con la Malattia di Alzheimer, che rappresenta la più frequente forma di demenza. Il Poliambulatorio Distrettuale, abituale sede di lavoro del neurologo ambulatoriale, è del tutto immerso nel territorio urbano divenendo, quindi, come tale, facilmente accessibile all’utenza; ciò trasforma quel potenziale disagio derivante dall’idea di lavorare così a contatto dei cittadini in un grosso vantaggio per la diagnosi. Infatti, proprio perché sede facilmente accessibile, aumenta la possibilità di ottenere notizie anamnestiche recenti e ‘di prima mano’, cioè, non solo dal diretto interessato ma dal familiare, coniuge o figlio e su avvenimenti verificatisi poco tempo prima». Altro motivo collegato alla sede di lavoro è dato dalla stretta collaborazione che si riesce più facilmente ad instaurare con il medico di medicina generale.
Inoltre, i neurologi, la cui formazione permette loro di conoscere la neuroanatomia e la neurobiologia, sottolinea il dottor Barbato, “hanno tratto grosso beneficio dall’introduzione nella clinica della valutazione neurocognitiva tramite sofisticati test, ma anche della evoluzione delle tecniche di neuroimmagine. Ciò trova particolare riscontro nella individuazione precoce della malattia in questi pazienti, già nella fase di Mci – Mild cognitive impairment, il lieve deficit cognitivo – e nel seguirne poi la sua evoluzione”.
Di recente è stata approvata la terapia antiamiloide con il farmaco aducanumab per i pazienti che, appunto, vengono individuati in una fase molto precoce di malattia. Dice ancora Barbato: “Una volta individuato il paziente, il neurologo delle cure primarie a Napoli può affidarsi al Centro Universitario presso l’Azienda Ospedaliera Vanvitelli che ha come principali riferimenti il prof. Gioacchino Tedeschi (direttore di dipartimento) e il prof. Alessandro Tessitore, per la conferma diagnostica anche a mezzo di una specifica indagine (PET cerebrale con amiloide) e per la successiva terapia antiamiloide”. Ma, nel contempo, il neurologo del territorio non resta fermo. “In questa fase della malattia gioca un ruolo fondamentale anche la correzione dello stile di vita e la individuazione e la modifica di quei fattori che intervengono come concausa nella conversione di un lieve deficit cognitivo in un disturbo grave e compromettente il funzionamento quotidiano come la demenza. Questi fattori sono malattie metaboliche come il diabete, un grave e particolare disturbo depressivo e i disturbi del sonno” conclude il dottor Barbato. (Ansa)
Commenta per primo